I risultati di un recente studio pubblicato su Nature suggeriscono che i segnali provenienti dal tratto gastrointestinale possono influenzare la motivazione per fare sport.
Proviamo a spiegarne i risultati e quali sono le implicazioni per la ricerca della salute e del benessere.
Cosa previene l’attività fisica e perché bisogna evitare la sedentarietà?
L’esercizio fisico è probabilmente la componente dello stile di vita più importante ed accessibile, ed offre protezione da un’ampia gamma di problematiche.
Lo stile di vita sedentario, purtroppo ampiamente diffuso nella società contemporanea, aumenta il rischio di patologie metaboliche, neurologiche e neoplastiche, evidenziando l’urgente necessità di interventi finalizzati a contrastare tale abitudine.
Motivazione per allenarsi: da cosa dipende?
La capacità di esercizio è il risultato di una complessa interazione tra il sistema muscolo-scheletrico, fattori cardiovascolari e respiratori e lo stato motivazionale.
In particolare, i meccanismi che regolano la motivazione ad impegnarsi nell’attività fisica sono ad oggi poco noti.
Un fattore importante che stimola l’impegno sia nell’esercizio competitivo sia in quello ricreativo è il piacere motivante derivato dall’attività fisica prolungata, innescato dai cambiamenti neurochimici indotti dall’esercizio nel cervello.
I batteri presenti nell’intestino potrebbero influenzare la motivazione a svolgere attività fisica?
Su questo tema Lenka Dohnalová e collaboratori hanno pubblicato nel dicembre 2022 un interessante lavoro su Nature finalizzato ad indagare una possibile connessione intestino-cervello dipendente dal microbioma intestinale nella regolazione della motivazione per l’esercizio.
Lo studio effettuato in un modello animale murino ha permesso di osservare che i circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione della motivazione per l’attività fisica non coinvolgono esclusivamente il sistema nervoso centrale, ma sono modulati da segnali periferici provenienti dal nostro patrimonio microbico intestinale.
I risultati hanno infatti mostrato che il microbioma intestinale genera metaboliti che attivano neuroni i quali, a loro volta, attraverso meccanismi intermedi, portano ad un aumento dei livelli di dopamina e ad una maggiore capacità di esercizio.
Tale effetto, poi, scompare in deprivazione sperimentale di microbioma.
Se la motivazione per fare sport si trova nell’intestino, quali sono le conseguenze?
I risultati di questo studio hanno diverse implicazioni affascinanti.
1) Determinati effetti neurochimici legati all’esercizio fisico potrebbero essere influenzati dal tratto gastrointestinale
Evolutivamente, la regolazione dei circuiti di ricompensa e motivazione indotti dall’esercizio da parte dei metaboliti intestinali può servire ad accoppiare la disponibilità di nutrienti e lo stato di colonizzazione microbica intestinale alla prontezza e alla capacità di impegnarsi in un’attività fisica prolungata.
2) Potremmo conoscere meglio i percorsi (neuronali) di connessione tra intestino e cervello
I risultati contribuiscono a dimostrare che la comunicazione tra cervello e intestino è potenziata dall’esercizio fisico e che l’impatto di quest’ultimo sul sistema nervoso centrale è modulato da metaboliti intestinali.
Questa scoperta potrebbe suggerire che anche altri comportamenti, che dipendono dalla dopamina, potrebbero essere modificati attraverso interventi sullo stile di vita, dieta o integrazione di metaboliti.
Conclusioni
I dati emersi dallo studio sono ricavati in un modello animale ma, se applicabili anche agli esseri umani, rappresentano un’ulteriore conferma che la ricerca di salute e benessere attraverso l’applicazione degli stili di vita non deve essere perseguita in modo monotematico e settoriale, ma in maniera armonica e globale.
Vale a dire, avendo uguale cura del corpo e della mente attraverso una sana alimentazione, attività fisica e gestione dello stress, perché ogni persona è un pezzo unico.
Questo è esattamente l’approccio adottato in Mind To Move, Startup innovativa e Spin Off Accademico dell’Università di Torino attivo nell’ambito dell’Innovazione per la Salute.
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